martedì 2 aprile 2013

Vincitori e vinti

In seguito alla chiusura drastica e finale compiuta dal Movimento 5 Stelle su possibili collaborazioni governative con altre forze politiche, lo scenario politico italiano rimane incerto, vedendo il prolungamento di quella crisi dello Stato che mette a rischio, ora più che mai, la stabilità del sistema democratico italiano. Non è mia intenzione soffermarmi su una possibile soluzione a questo stallo alla messicana (per citare i film western), di questo se ne stà già occupando il presidente Napolitano che certamente ha più esperienza e capacità di analisi rispetto al sottoscritto. Mi preme invece analizzare le conseguenze della proposta avanzata da Beppe Grillo e che nel mio chiaccherar quotidiano ho scoperto essere condivisa da un discreto numero di miei concittadini: un governo a guida 5 Stelle.
Innazitutto voglio chiarire il fatto che ritengo questa proposta una mera azione politica, priva di fondamento e di applicabilità, scaturita da un clima di vittoria mutilata per il Centro-Sinistra che porta quindi il maggior "movimento" italiano ad alzare le proprie richieste, facendo leva su un sentimento diffuso tra gli elettori che li vede come veri vincitori della tornata elettorale. Una vittoria come detto "mutilata" per il Centro-Sinistra che ottiene la maggioranza con un misero 29%, contro quel 25% ottunuto dal M5S al suo primo appuntamento elettorale. Un'opinione personale più che prettamente realistica pare quindi essere alla base di questa logica. Nonostante il risultato rappresenti un fallimento per la leadership politica del PD e dei suoi alleati, il Centro-Sinistra ha ottenuto la maggioranza dei voti e questo gli dà il diritto di essere la forza che dovrà comporre il nuovo governo. 
Il compito delle elezioni è quello di stabilire dei vincitori  e dei vinti. I primi hanno il diritto e il dovere, in seguito alla vittoria conseguita, di formare un governo, mentre i vinti hanno il compito di andare a comporre le fila dell'opposizione a tale governo (od eventuale a parteciparvi in certe misure e in certi limiti decisi dai vincitori). Nel caso in cui tale non governo non sia guidato dalla forza uscita vincitrice, si creerebbe una storpiatura nel sistema elettorale che non sarebbe quindi più in grado di decretare chi abbia la prerogativa nella formazione del governo e chi no. Questo provocherebbe un precedente che destablizzerebbe sensibilmente il sistema democratico, privandolo del suo strumento principale per la legittimazione delle istituzioni e del governo. Un sistema elettorale che non stabilisce vincitori e vinti è un sistema che è per sua natura instabile, perchè le istituzioni sono messe continuamente in discussione grazie ad una sorta di by pass che, attraverso la mobilitazione popolare, mina alla base la legittimità del governo e quindi vanifica il significato delle votazioni elettorali.
Nel concludere, la pericolostà di una logica di questo tipo - del consegnare l'incarico governativo nelle mani di una forza uscita sconfitta dalle elezioni, ma ritenuta vincitrice nell'opinione generale dell'elettorato - nasconde i germogli della destabilizzazione del sistema democratico. Un pericolo mortale per la nostra fragile democrazia, che può ritrovare stabilità solo con un riforma del sistema elettorale (eliminando il micidiale semi-maggioritario "Porcellum") e attraverso un'accresciuta visione critica e civica dei suoi cittadini, la vera forza stabilizzatrice in tutti i sistemi democratici.

1 commento:

  1. Tutta questa storia che Grillo avrebbe vinto alle elezioni infatti è assurda. Bersani ha vinto, Grillo ha perso. Fine. Non esiste il premio per il "partito rivelazione dell'anno" e se esistesse sarebbe una cazzata. Quindi le pretese di Grillo sono puramente demagogiche.

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