domenica 21 aprile 2013

LA FINE

L'elezione del presidente della Repubblica rappresenta certamente la pietra tombale per un Partito Democratico e per un Centro-Sinistra per come li abbiamo intesi fino ad oggi. Nel giro di neanche 24 ore, la situazione si è evoluta con una rapidità tale da devastare le dirigenze dell'ultimo partito non personalistico rimasto e da scatenare un rifiuto nel suo elettorato così profondo che sarà difficilmente colmabile nel giro di breve tempo.
Un serie di errori fatali che sono ricaduti completamente sulle spalle di un Centro-Sinistra ormai devastato, diviso e frammentato come il suo maggiore partito. Già da quella prima candidatura di Franco Marini, il PD ha dimostrato tutte le sue divisioni interne, mostrandole all'opinione pubblica nel modo peggiore, attraverso incoerenze tra le decisioni assembleari e l'effettivo voto in aula. La situazione poi è precipitata proprio con la candidatura di quel padre storico del Partito Democratico, quel Romano Prodi che non poteva perde il sostegno di quasi il 20% dei suoi rappresentanti parlamentari: 104 "franchi tiratori" come li chiamano i telegiornali, che hanno mostrato una metodologia tipicamente democristiana, un'incoerenza tra le intenzioni dichiarate e l'effettivo voto per ragioni che possiamo solo immaginare, come ad esempio il risentimento verso la sconfitta della candidatura del capocorrente, o l'inesperienza vista la giovanissima età, o peggio ancora una precisa operazione di demolizione della leadership partitica con lo scopo di sostituirla con la propria, anche a costo di demolire pezzo dopo pezzo quello stesso partito che così avidamente si punta a governare.
Una serie di fatali errori, che sono stati amplificati dalla mancata discussione dell'ambigua candidatura di Stefano Rodotà. Uso questo particolare termine perchè il dubbio era se la sua candidatura, portata avanti dal Movimento 5 Stelle, fosse effettivamente fine a stessa o se invece nascondeva una possibile trappola che spingesse il PD nella braccia dei guru della Rete, in modo tale da diventare quest'ultimi gli effettivi detentori del potere anche se usciti sconfitti dalle elezioni. Un'incertezza fatale, che complice la forza mediatica ed emotiva di Beppe Grillo, ha portato la dirigenza del PD ad escluderla aprioristicamente, quando invece sarebbe bastato rischiare la frattura interna (che si è presentata comunque attraverso un'altro candidato) sostenendolo in una sola votazione, in modo che una volta uscito sconfitto si fosse potuto giustificare la ricercata di un'altro possibile candidato (magari più esperto e condivisibile dalle diverse parti). Una sottovalutazione fatale dell'effetto che certe decisioni avrebbero avuto sull'opinione pubblica e sugli stessi compagni di partito, che nasce da una carenza di comunicazione e di cura dell'immagine che da troppo tempo caratterizza questo Centro-Sinistra (vedi foto sopra).
Un fallimento che fa crollare la fiducia nel Centro-Sinistra e spalanca le porte al successo di quel Movimento tanto discriminato. Una serie di errori fatali che non possono che ricadere sulle spalle di quella dirigenza del Partito Democratico che non può nascondersi dietro alla particolare difficoltà della situazione politica. Un crollo che ora apre inevitabilmente una nuova stagione per la Sinistra che dovrà innanzitutto scovare ed eliminare i "tiratori" (che attraverso un semplice gioco di parole diventa facilmente "traditori"), ricreare un alveo di rappresentanza omogeneo e uniforme nelle progettualità e nella disciplina di partito, e ricominciare a lavorare fin da domani per ritrovare la fiducia del suo stesso elettorato.

Nessun commento:

Posta un commento