lunedì 14 ottobre 2013

Una scelta di campo


Forse alcuni di voi avranno notato che a partire da gennaio il simbolo di Sinistra Ecologia e Libertà è sparito dal front di questo blog. La motivazione è semplice: a dicembre ho consegnato le mie dimissioni dal partito con una lettera che ho pubblicato anche qui.
Dopo sei mesi di indecisione, ho infine deciso di tornare in campo, iscrivendomi a quel Partito Democratico bersaglio delle critiche più severe sia dai giornalisti che dall'elettorato di sinistra. Non nascondo di essere stato anche io un critico terribile verso la principale forza del centro-sinistra, e conservo ancora molte riserve sull'identità e sui fondamenti politici di questo partito. Proprio in virtù di questo ho quindi sentito una spinta a partecipare attiviamente alle sua attività, cercando di dare il mio contributo a chiarire quali siano le basi ideologiche di questo PD, quale idea di società e quindi quale tipologia di azione mettere in campo (essere un partito-elettorale o un partito-moderno).
Le difficoltà quindi non mi hanno spaventato, anzi sono state uno dei motivi che mi ha portato a riattivarmi politicamente dopo mesi di incertezza e di indecisione.
La seconda motivazione discende da questa, perchè prende spunto dalla constatazione delle difficoltà che stanno bloccando l'attività del partito e quindi impediscono a quella che risulta essere (nonostante tutto) la principale forza progressista nel nostro Paese, di produrre effittivamente una linea politica chiara e quindi agire concretamente sulla realtà (sulla società, sull'economia e sulla politica del nostro Paese, e non solo).
Terza motivazione è la constatazione di quanto il PD sia effettivamente l'ultimo "partito" rimasto in una Italia ormai preda di quei partiti leaderistici che senza i loro Signori sparirebbero come neve al sole. Purtroppo SEL è una di queste forze. Nata intorno alla figura di Nichi Vendola, ancora non è riuscita a liberarsi da quel legame fondamentale che collega al suo leader fondatore. Sotto certi aspetti quindi è anch'esso figlio del berlusconismo e quindi per un democratico e progressita che crede fermamente nel ruolo di guida che hanno i partiti nell'analisi e nella formazione della società, il presupposto da con cui nasce anche SEL è già fuori dalla mia tavola valoriale.
Come già molte volte ho espresso su questo blog, credo fermamente nella necessità per una democrazia di avere dei partiti. Così come i nostri padri costituenti ebbero a dire: "non esiste una democrazia senza partiti"; così anche io mi riconoscono pienamente in questo principio, quindi ritengo fondamentale partecipare alle attività del Partito Democratico, al fine di respingere l'offensiva delle forze populistiche e leaderstiche che se incontrastate porteranno alla dissoluzione del sistema democratico, e che aimé sono presenti anche all'interno del partito stesso.
Al contempo rimango però ben conscio dei rischi che dei partiti forti possono rappresentare per il sistema politico, ovvero sfociare il quella che è stata denominata la "partitocrazia" della Prima Repubblica.
Sarà quindi fondamentale partire da questo punto, formare una piena coscienza nella cittadinanza del ruolo fondamentale che possiedono i partiti (con i loro rischi), in modo da riaccendere la partecipazione e quindi consolidare definitavamente il sistema democratico, e allo stesso tempo ritornare alle questioni fondamentali, ai temi, lasciando la mediaticità e gli slogn privi di contenuti ai leader e ai loro sudditti.

mercoledì 2 ottobre 2013

Il giocattolo si è rotto!


Premetto che questo articolo conterrà degli errori grammaticali dovuti alla necessità di scriverlo e di pubblicarlo in fretta visto il rapidissimo evolversi degli eventi che stanno sconvolgendo la politica italiana.
Oggi 2 Ottobre 2013 sarà un giornata storica per il nostro paese, perchè dopo la frattura scatenata da Silvio Berlusconi che ha imposto ai suoi ministri di uscire dal governo delle "larghe intese" guidato dal PD Enrico Letta, il voto di fiducia che si è tenuto oggi ha frantumato a metà e in modo irreparabile il fronte del centro-destra.
50 parlamentari del PDL su 90 hanno dichiarato che avrebbero comunque votato la fiducia al governo nonostante la linea dura del loro leader, costringendo quest'ultimo a compiere una rapidissima inversione a U (che Enrico Mentana ha già definito una "retromarcia su Roma") ripudiando tutte le esternazioni fatte dai fedelissimi di Berlusconi in questi due giorni.
I parlamentari "dissidenti" (o "responsabili" come hanno preferito definirsi loro) hanno rifiutato l'adesione alla rinata Forza Italia e dopo aver votato la fiducia al governo Letta, hanno dichiarato pubblicamente che a breve termine prenderà vita una forza politica di centro-destra alternativa a Berlusconi (ma non antagonista). Grazie al sostegno di questa formazione sarà possibile proseguire con un governo di larghe intese e portare finalmente avanti quelle riforme necessarie per mettere in sicurezza lo Stato e l'economia italiana.
Fondamentale è quindi ora mantenere compatto il fronte del centro-sinistra e il PD in particolare, costringendo l'ormai sfasciato avversario sul campo delle riforme fondamentali per lo Stato:
1) elettorale, che abolisca il "Porcellum" e ci riconsegni un sistema politico stabile;
2) fiscale, che riduca la tassazione sul lavoro (quindi abbassamento dell'IVA e dell'IRPEF);
3) economica, un patto di stabilità che metta in sicurezza i bilanci dello Stato e delle amministrazioni pubbliche.
Quindi un Letta-bis che abbia degli scopi precisi, terminati i quali si procederà allo scioglimento delle Camere e a nuove votazioni per ricomporre un Parlamento capace di produrre politica e non nuovi mostri.
E' necessario infine che questi obiettivi vengono raggiunti in fretta, perchè la frattura che si è creata tra Berlusconi e la sua componente moderata, porta alla luce un'operazione di larga scala che punta alla ricomposizione di un blocco di centro cattolico sullo stampo della vecchia Democrazia Cristiana (lo si deduce dai personaggi che stanno guidando questa operazione, come Formigoni, Giovanardi, Lupi e Casini). Un'operazione pericolosa per la Sinistra e per il nostro sistema politico, che dobbiamo arginare in quanto progressisti e democratici fin da subito, partendo da quel congresso del PD che ora vedrà estromesso Renzi e un Letta trionfante che deve essere unitariamente sostenuto fino al raggiungimento di questi tre obiettivi fondamentali per la stabilizzazione dello Stato e della democrazia italiana.