giovedì 31 dicembre 2009

Una dolce fiaba italiana


C'era una volta una penisola a forma di stivale, lunga e bella dove vivevano le persone più saggie ed intelligenti che l'Europa poteva offrire; questa penisola si chiamava Italia.
L'Italia non era come gli altri Paesi Europei, lei era divisa e debole, la potente Austria la teneva sotto il suo tacco e la opprimeva continuamente. Questa storia andò avanti per anni finchè un giorno degli intellettuali decisero che era ora di cambiare, di fare qualcosa, di cacciare il crudele oppressore. Fu allora che naque l'Italiano, un uomo forte ed orgoglioso che non voleva padroni, che voleva diventare forte tanto quanto l'austriaco, che voleva dominare il mondo con il suo intelletto, con la sue doti, con le sue grandi capacità.
Ed è così che gli italiani decisero di unirsi, cacciarono l'opprimente austriaco e formarono uno stato tutto loro. La giovane nazione era debole e forte allo stesso tempo, non aveva alleati, era vista male dagli altri Paesi, ma era popolata da moltissimi scienziati, banchieri, mercanti, scrittori, pittori, intellettuali.
La giovane Italia riuscì così a sopravvivere grazie ai suoi abitanti, riuscì a diventare potente tanto da far valere i propri diritti e le proprie ambizioni. Un giorno però scoppiò una guerra che la mise in difficoltà; il suo uomo più grande, il suo Grande Capo, l'aveva trascinata in quel terribile conflitto con la certezza che ne sarebbe uscita vincitrice, ma si sbagliava. Dopo anni di sanguinose battaglie l'Italia era di nuovo divisa e in ginocchio, i suoi abitanti o erano morti o erano nascosti, e il temuto oppressore era tornato, ma non era più austriaco, era tedesco.
Dal mare giunsero numerosi uomini chiamati Yankee, i quali partendo dalla punta dello Stivale cercarono di percorrerla tutta ma non ci riuscirono. Arrivati a metà della penisola gli Yankee si fermarono, delle montagne li bloccavano la strada e non potevano avanzare; i tedeschi erano felici, l'Italia settentrionale era ancora loro.
I loro sorrisi però divennerò presto lacrime, gli Italiani vedendo gli Yankee in difficoltà uscirono dai loro nascondigli e presero i fucili un'altra volta, per cacciare di nuovo l'oppressore!
E' così che tutte le città del Nord insorsero ed insieme cacciarono il tedesco oltre le Alpi, oltre il confine.
Tutto il Paese era in festa, l'Italia era risorta dalle sue ceneri ed un roseo futuro le si prospettava davanti; però qualcosa era cambiato, gli italiani non erano più gli stessi, quel terribile conflitto li aveva cambiati profondamente.
Malgrado le apparenze lo Stivale era diviso a metà: a Nord c'erano quegli italiani che erano usciti dalle loro "tane" ed avevano cacciato gli oppressori stranieri, così come avevano fatto i loro nonni; a Sud c'erano quegli italiani che erano rimasti nascosti perchè terrorizzati dall'arrivo degli Yankee, delle persone a loro estranee e che il Grande Capo avevo insegnato loro a temere e ad odiare.
L'Italia era così divisa di nuovo, a Nord c'erano coloro che volevano partecipare alla vita politica della rinata nazione, a Sud c'erano coloro che volevano solo sopravvire ad ogni costo, senza preoccuparsi di coloro che abitavano a loro fianco, nella loro stessa terra.
Ma qualcosa cambiò di nuovo: vennero degli anni di grande fermento, di grandi ideali, ma anche di grande violenza; tutti gli Italiani sia quelli del Nord che quelli Sud scesero nelle piazze a far valere i propri diritti e le proprie ambizioni, e tutti insieme riuscirono a conquistare grandi risultati che migliorarono le vite di tutti quanti.
La vità proseguì cosi felice e serena, l'Italia era di nuovo la culla dei grandi "cervelli", era di nuovo abitata da grandi filosofi, da grandi industriali, da grandi artisti, da grandi scienziati, tutta l'Europa guarda l'Italia con occhi pieni di stima e di rispetto per un Paese che era stato capace di rinascere dalle proprie ceneri e di tornare ad essere una grande potenza.
Il tempo passò, ed arrivarono degli anni oscuri, un uomo terribile divenne il nuovo Grande Capo ed impose a tutti il suo credo, all'inizio fu ascoltato ma tutti si resero conto che persona orribile fosse e fu costretto a scappare dallo Stivale.
Ma la sua fuga fu inutile, il suo discepolo più fedele divenne il nuovo Grande Capo e grazie alle sue grandi capacità d'espressione risucì a convincere gli italiani che la sua visione del mondo era quella giusta!
E così che quel popolo di scienziati, di artisti, di intellettuali, divenne un popolo di ignoranti, di menefreghisti, di estremi individualisti; nacquero così delle nuove terribili idee, c'era chi voleva diventare famoso facendo cose incredibili e stupide senza porsi limiti, c'era chi voleva fare soldi derubando gli altri, e c'era anche chi voleva dividere di nuovo il paese.
Le giornate divennerò così oscure, il mondo guardava ora con disgusto quella penisola e il futuro pareva orribile ed incerto; gli italiani sono ora diventati troppo egosti per poter cambiare le cose come fecero in passato, nessuno pare possa salvarla.
Ma però qualcosa sta cambiando, delle persone nuove stanno facendo sentire le proprie voci, chissà magari potranno fare qualcosa, chissà magari potranno unire di nuovo gli italiani, chissà magari potranno salvare il Bel Paese; chissà magari un giorno potranno...

mercoledì 30 dicembre 2009

Il disabile discriminato sul treno


"ROMA - Un caso da prima pagina. La storia del ragazzo senza braccia e senza biglietto, raccontata nell'articolo di Shulim Vogelmann, su Repubblica. Un diversamente abile che, privo di biglietto perché impossibilitato a farlo, aveva mostrato i soldi al controllore. Per poi essere costretto a scendere dalla polizia ferroviaria alla stazione di Foggia nel silenzio degli altri passeggeri." (cit. LaRepubblica.it 30/12/09)

Questa storia appare molto tragica sia dal punto di vista morale che da quello "amministrativo". Per quanto riguarda il primo punto, è indecente che nessuno dei passeggeri abbia fatto nulla per mostrare al controllore delle FS l'insensatezza delle sue parole e della sua ostinazione cieca. E' inegualmodo indecente che due agenti delle forze dell'ordine abbiano assecondato tale ostinazione inutile ed inopportuna, anziché cercare di giungere ad una soluzione della controversia in modo razionale e decoroso per entrambe le parti.
E' giusto che venga rispettato l'obbligo di acquistare ed obliterare il biglietto prima di salire sulla vettura, ed è ancora più giusto costringere coloro che non rispettano tale regola a pagare un pesante sovrappezzo o addirittura ad abbandonare il convoglio. E' anche vero però che tale regola può essere allegerita nel caso in cui un persona per ovvie e valide ragioni non possa procedere a rispettare in un determinato momento tale regola; mi riferisco ovviamente a persone che presentano delle motivazioni particolarmente rilevanti come un grave handicap o una situazione di assoluta emergenza che potrebbe mettere a repentaglio la propria vita.
Per quanto riguarda la questione "amministrativa" mi pare indecente che non esista una norma o un regolamento che prevada l'esclusione del pagamento della penale alle categorie di persone sopracitate che, per validi motivi, siano stati impossibilitati ad acquistare ed a obliterare per tempo il biglietto.
E' inoltre incredibile l'indifferenza degli altri passeggeri di fronte a questo fatto riprolevole, e ciò sta a dimostrazione del fatto che ormai gli italiani (ovviamente non tutti) sono diventate persone menefreghiste ed estremamente individualiste, disposte a calpestare il prossimo pur di far valere i propri capricci e le proprie abitudini.