martedì 20 novembre 2012

Quel Matteo ti fa pensare

Senza dubbio Matteo Renzi è il candidato alle primarie di cui si parla maggiormente, in televisione e non solo. Certamente è una novità nello scenario politico italiano, a soli 29 anni diventa presidente della Provincia di Firenze, e a 34 sindaco dell'ex capitale del Regno d'Italia. Una carriera fulminate, che certamente dimostra la grande capacità che questo ragazzo possiede: è un comunicatore.
Matteo, spero mi perdoni se gli dò del tu, è capace di trasmettere ai suoi elettori una gioia e un emozione che pochi altri politici sono capaci di fare in un periodo di crisi come questo. Riesce a trasmettere una positività indispensabile per uscire dalla situazione tragica in un cui l'Italia è stata precipitata da vent'anni di governi Berlusconi.
Ma al di là di questa emozione non vedo altro, è come una bella pubblicità ma senza prodotto. Questa perplessità mi è sorta ascoltando con attenzione i suoi comizi, notando che ha questa straordinaria capacità di toccare i temi più scottanti, di stimolare l'attenzione e il coninvolgimento, anche emotivo, ma senza analizzare mai a fondo le questioni. Questa forte potenza mediatica povera di analisi è figlia del Berlusconismo, è un linguaggio efficacie su tutta quella parte di elettorato che poco si interessa alla politica se non stimolata emotivamente, è un coinvolgimento emozionale più che razionale. Questa caratteristica mi terrorizza perchè dietro al velo di novità ed innovazione che ricoprono i discorsi di Matteo, si cela questo messaggio mediatico e impoverito che molto mi ricorda i discorsi di Berlusconi davanti a folle osannanti. La vera innovazione a mio parere risiede nel cambiare modalità di linguaggio, nello spostare l'attenzione verso l'elettorato cosiddetto informato, che sceglie con convinzione e non perchè stimolato nel punto giusto. Non voglio essere frinteso, è importantissimo emozionare la platea perchè altrimenti la politica si ridurrebbe a qualcosa di tecnico, e lungi da me il volere uno scenario del genere. Certamente però chi desidera sinceramente salvare l'Italia, e gli Italiani, dal baratro deve coltivare i sentimenti migliori dei suoi concittadini, e non puntare sulle loro emozioni più viscerali per un mero scopo elettorale.
Detto questo, Matteo si è dimostrato un buon amministratore, dall'inizio della sua carica ha realizzato opere importanti come la chiusura del centro storico al traffico, liberando Santa Maria del Fiore dal giogo delle automobili, ha realizzato la tramvia, un importantissimo mezzo di trasporto ecologico che ha riscosso un enorme successo, e il suo utilizzo frenetico della bicicletta è sinonimo di un cambiento sincero per lo meno nei costumi. Quindi ammetto di essere molto indeciso sul come considerarti caro Matteo.

2 commenti:

  1. la pensavo più o meno così, poi ho letto il programma e ho cambiato idea. Ci sono alcune cose molto interessanti tipo la valutazione dell'insegnamento ed i metodi di selezione degli insegnanti, oppure la valutazione dei dirigenti pubblici. Sulla parte economica c'è invece da spaventarsi; si al fiscal compact, alienazione del patrimonio pubblico insomma liberismo a manetta. In generale mi pare che ci sia un discreto lavoro dietro il programma e che sia anche decisamente riformista. Il punto è se le ricette economiche, e la valutazione del sistema vigente che ci sta dietro, sono corrette; sa tanto di terza via che mi par di dire abbia già fallito.
    fabiano

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  2. Infatti puzza molto di Tony Blair, di quella sinistra molto liberista che ha già dimostrato il suo fallimento, smantellando definitivamente il welfare state e precarizzando ampie fascie di lavoratori.
    Lo scontro si basa secondo me è fra due metodi di far politica, fra una logica conservatrice e una riformista. I Bersaniani, più che Bersani stesso, sono chiaramente dei conservatori, che considerano gli schemi classici di partito e di economia ancora validi ed efficaci (fatte le dovute riforme ma di modesta portata), mentre i Renziani adottano logiche molto innovative per un paese come l'Italia (non si potrebbe dire lo stesso se ci si spostasse nel mondo anglosassone).
    Sul piano programmatico il confronto è evidente: Renzi ha un programma, Bersani no. Quindi Renzi può essere criticato per quello che propone, ma Bersani che neanche ha una proposta forse non è peggio?
    Non so, sarà difficile scegliere a questo ballottaggio.

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