martedì 12 marzo 2013

Risultati elezioni 2013 - un analisi del voto

Il ritardo con cui scrivo questo articolo mi porta ad evitare quel cappello introduttivo sull'analisi dei risultati e sulla distribuzione del voto che dopo circa due settimane appare come una ripetizione visto che sia i giornali che le televisioni hanno già detto molto al riguardo.
Veniamo dunque al sodo. Certamente le richieste che il Movimento 5 Stelle avanza sono più che condivisibili, come il Reddito minimo garantito, l'abolizione delle provincie, il taglio dei costi della politica, il ringiovanimento della classe politica. Alcune sono realizzabili, altre meno, un pò a causa dei costi elevati che prevedono, un pò per quei limiti culturali tipicamente italiani. 
E' quindi evidente che un accordo con le forze del centro-sinistra sia facilmente raggiungibile, perchè in fondo sono tutti temi che la sinistra non è riuscita a perseguire in questi ultimi vent'anni. Un'incapacità che è costata cara e che ora ci costringe a rinnovarci a nostra volta, ritrovando quel collegamento con una società che chiede a gran voce riforme radicali e non timidi "aggiustamenti". 
Il centro-sinistra non può ricadere nello stesso errore compiuto negli anni Novanta, quando la "gioisa macchina da guerra" di Achille Occhetto non comprese la reale natura di quel movimento leghista che era chiaramente un movimento in uscita dalla sinistra perché non si riconosceva più nel partito tradizionale (esemplificativo è il caso di Roberto Maroni che fino al 1979 era un'attivista di Democrazia Proletaria, ma altri più recenti possiamo trovarli anche nel nostro piccolo); l'allora PDS anzichè ricalibrare la propria azione per ricondurre al suo alveo questi "indignati", ha  preferito demonizzarli, consegnandoli alla demagogia e al razzismo più becero.
Quello di bollare i grillini come "destrorsi" o come "reazionari" è un errore mortale che ci consegnerebbe altri vent'anni di demagogia. Certamente il M5S è molto eterogeneo, al suo interno contiene anche frange filo-fasciste, ma condannarlo in toto significherebbe lasciare alla destra la capacità di manipolare questo scontento a suo vantaggio. Se Beppe Grillo rifiuta il dialogo, le forze di centro-sinistra non devono arrendersi, devono rivolgersi direttamente al suo elettorato riconducendolo al suo alveo naturale e permettendo così quel rinnovamento che tante occorre sia al centro-sinistra che al nostro martoriato Paese.

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