mercoledì 9 gennaio 2013

Vita di partito

Sono passati quasi quattro anni ormai dal mio primo impegno in campo politico che decisi di assumere con i Giovani Democratici del Medio Friuli. Ancora diciottenne mi inserii in una realtà che in un primo momento feci fatica a comprendere, finendo col trarre delle conclusioni superficiali ed errate, dettate principalmente da fattori emotivi piuttosto che razionali.
Militando successivamente in una forza politica ancora allo stadio nascente, come Sinistra Ecologia e Libertà, ho potuto osservare da vicino i processi che portano alla nascita e al consolidamento dei partiti, portandomi a concludere un'analisi che personalmente ritengo più ponderata e articolata rispetto a quella che compii tre anni fà, durante il mio passaggio dai GD a SEL.
La prima constatazione da fare è la composizione interna delle assemblee e degli organismi partitici, dove vengono a formarsi, in maniera quasi naturale, dei raggruppamenti o dei gruppi di collaborazione spontanea tra i vari iscritti che prendono il nome di "correnti". Queste se da un lato rispecchiano le diverse anime che compongono il partito, dall'altro posso diventare uno strumento pericoloso per la sua stabilità e la sua stessa esistenza. Specialmente nelle formazioni minori, e SEL è una di queste, le correnti assumono un peso determinante perchè cementate da rapporti di natura personale tra i suoi componenti, viceversa non si può dire altrettanto per forze maggiori dove il collante che tiene insieme la corrente è innanzitutto di natura politica (una comune visione dell'organizzazione del partito, dell'etica che lo dovrebbe caratterizzare, ecc.) e poi di natura personale.
Queste correnti diventano quindi una forza centrifuga che può portare allo sfaldamento dell'organizzazione partitica qualora il confronto che si istaura tra di esse, all'interno delle assemblee (le arene di dibattito interno per intenderci), diventa scontro. Le prime avvisaglie di questo mutamento "estremista" sono riscontrabili in un continuo tentativo di screditare gli oganismi dirigenziali dell'organizzazione (siano questi a livello centrale che periferico) da parte della corrente minoritaria (quella uscita sconfitta dalle elezioni interne che si svolgono durante il Congresso di partito), in quanto i suoi membri non riconoscono la dirigenza come la valida rappresentante del partito, e quindi l'unità che dovrebbe caratterizzare l'organizzazione viene meno, dando vita ad lotta interna che paralizza considerevolmente l'azione del partito nel suo insieme.
Questa radicalizzazione dello scontro trova orgine il più delle volte da divergenze di natura personale tra i capicorrenti (ufficiali o ritenuti tali), ed è per questa ragione che diventa una frattura difficile da ricucire. Per quanto riguarda le forze politiche come SEL, quelle che vengono a formarsi in un contesto politico non uniforme, la frattura trovare origine da una motivazione di tipo culturale: trovandosi inserite a cavallo tra le formazioni politiche più moderate e quelle più radicali, la frattura si forma su una diversa concezione degli ideali e dell'attività politica. Da un lato vengono a formarsi correnti che basano la propria attività e la propria concezione della politica su una matrice che potremmo definire religiosa, ovvero esiste una forte base emozionale nell'attività e nelle valutazioni dei suoi membri, che il più delle volte si esprime attraverso la nostalgia per presunti fasti passati, con la mitizzazione di figure storiche (come potrebbe essere ad esempio Enrico Berlinguer, Aldo Moro o Karl Marx), arrivando quindi a un metodo di confronto con gli "altri" (sia che siano interni al partito che esterni) molto radicale, riconducibile a grandi linee all'aggressività delle ortodossie religiose tradizionali. Dall'altro si formano correnti di matrice liberale, che trovano le proprie basi in un pensiero non ideologizzato e che quindi considerano la trattativa e l'accordo possibile anche con forze distanti dalla propria, finendo con l'apparire spesso confuse e non chiare nelle proprie posizioni. Oltre a queste due tipologie bisogna ovviamente considerare anche le figure ambiziose, ovvero tutti quei personaggi che cavalcando diverse correnti puntano ai vertici delle organizzazioni solo per una ambizione di natura personale, portando spesso ad aggravare lo scontro o a ricucirlo a seconda dei casi.
Alla luce di questo è possibile concludere quanto queste due tipologie di correnti siano drasticamente differenti, esse rimangono in gioco perchè da un lato la formazione religiosa cerca di convertire al proprio "vangelo" le altre forze, dall'altra le formazioni liberali per loro stessa natura, la loro continua ricerca di mediazione, tendono a rimanere all'interno dell'organizzazione nella speranza di poter ricomporre la frattura col passare del tempo.
La stabilità e la vita di un partito si articola quindi su questo "valzer delle correnti", spetta alle varie dirigenze evitare che il confronto diventi scontro, mantenendo efficiente il partito. Quando però questa ricomposizione non avviene, queste organizzazioni si indirizzano sulla via dell'esteremisto, un processo che con il passare del tempo diventa sempre più inarrestabile, portando alla fine alla parcellizzione e quindi all'autodistruzione dell'organizzazione politica.

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