venerdì 13 dicembre 2013

Renzi, il nuovo segretario del PD

Matteo Renzi alla festa per la vittoria
Il risultato delle primarie è indiscutibile e consegna la vittoria a Matteo Renzi con 1.887.396 voti (68%), contro i 505.800 (18%) di Gianni Cuperlo e i 395.715 (14%) di Pippo Civati. Si potrebbe criticare la composizione dei vari elettorati, ovvero la decisione di aprire le votazioni per la segreteria del Partito Democratico a tutti i cittadini italiani che abbiano dichiarato di essere elettori del Centro-Sinistra e non solo agli iscritti. Personalmente ribadisco di essere stato avverso a questa decisione di cosiddetta "apertura", unicamente perchè si tratta di una logica che impoverisce il significato che la tessera, e quindi l'iscrizione al partito, possiede: un'espressione di appartenenza e di impegno politico. Devo però riconoscere che alla luce delle proteste dei cosiddetti "forconi", scoppiate nelle principali piazze italiane all'indomani delle votazioni (lunedì 9, per essere esatti), l' "apertura" si è dimostrata una scelta efficace, perchè ha esternato l'affetto di quasi 3 milioni di italiani alla democrazia e ai suoi meccanismi, in contrasto con i metodi squadristi e sovversivi dei "forconi" che troppo ricordano l'aggressività della propaganda fascista degli anni Venti.
La vittoria di Renzi senza ombra di dubbio segna una discontinuità con il passato, l'uscita di scena degli ultimi dirigenti che si erano formati nel PCI segna la chiusura delle ostilità tra coloro che riconoscevano le rispettive identità sulla base delle precedenti appartenenze partitiche (ex-DS, ex-Margherita, ex-PPI, ex-PSI. ex- ... ). Con la segreteria Renzi, e con la nuova generazione che ora è incaricata di assumere il ruolo dirigente del partito, si apre la possibilità di avviare un nuovo percorso fondativo per il PD, che veda la fine della correnti e l'affermarsi di un'identità nuova e originaria, che trova le sue fondamenta nei valori del progressismo europeo.
E' importante quindi che si metta in campo un'operazione di riconsolidamento del PD a livello locale, attraverso l'azione dei circoli e delle segreterie regionali, due tasselli fondamentali per connettere i cittadini con gli organi dirigenti nazionali e quindi con le istituzioni statali. Di pari passo bisogna rafforzare questa operazione di fondazione attraverso l'affermazione di quelli che sono i valori fondativi della Sinistra, come il rispetto della Costituzione, i diritti civili, l'uguaglianza sociale e la redistribuzione della ricchezza. Partendo quindi dalle realtà locali, appare necessario rilanciare la proposta programmatica di questo nuovo PD attraverso la promozione di iniziative che ricolleghino il partito a quello che è il suo terreno sociale di riferimento: le fasce più deboli della popolazione, come i precari, gli "esodati", i piccoli imprenditori, i lavoratori dipendenti, gli operai, i giovani senza lavoro.
Per rilanciare il partito e quindi consolidare la democrazia, salvaguardandola da quelle spinte populistiche e demagogiche che ora si alimentano del diffuso malcontento provocato dall'inerzia decisionale delle istituzioni governative, bisogna tornare a parlare alle fasce sociali che più stanno sopportando il peso di questa crisi economica. Se non saremo noi e le organizzazioni sindacali a convogliare le loro istanze, esse comunque le esprimeranno attraverso strumenti che però non saranno quelli democratici, perchè ai loro occhi i partiti saranno quelle organizzazioni che nel momento in cui avrebbero dovuto farsi ancora più carico della voce e delle loro difficoltà, si sono rinchiusi in se stessi, giustificando le accuse dei demagoghi anti-statalisti come Beppe Grillo che accusano il PD e gli altri partiti di essere "dei ladri, corrotti e collusi. Dei cadaveri!".
Ora quindi abbiamo l'occasione di rilanciare il partito e consolidare la democrazia in Italia, e questo possiamo farlo solo parlando al Paese e ripartendo da Sinistra

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