mercoledì 14 agosto 2013

L'ùali di Diu

Foto di Davide Bevilacqua
Ieri sera ho avuto il piacere di assistere ad uno spettacolo teatrale all'agriturismo Ai Colonos di Villacaccia di Lestizza, una realtà ormai famosa in tutto il Friuli per la sua produzione culturale di alta qualità. Dopo quasi tredici l'opera del famoso drammaturgo Miklos Hubay, torna in scena tradotta in friulano per il pubblico del friul di miec.
"L'ùali di Diu" narra la vicenda di una donna violentata e condannata a morte con la sola accusa di appartenere ad una minoranza linguistica. Il terribile destino che l'aspetta segna la fine della lingua e della cultura del suo popolo, estinto per sua stessa mano a causa della pavideria dei cosiddetti "rinnegati", uomini appartenenti anch'essi a quella minoranza ma che si sono arresi all'omologazione per avere salva la vita. Neanche l'ultimo disperato tentativo di un giovane seminarista, affascinato dalla lingua di questo popolo che ha scoperto grazie ad una Bibbia tradotta, basterà a salvare la vita alla giovane prigioniera. 
La vicenda si svolge all'interno del carcere in cui la prigioniera attende il compiersi del suo destino, a farle compagnia ci sono solo il rumore passi e delle canzonette degli ufficiali che provengono dai piani superiori, e uno di quei "rinnegati" che ha l'ordine di sorvegliarla ma che ben presto sarà travolto dai rimorsi per essere diventato carnefice del suo stesso popolo.
Il testo dell'opera trasmette una profondità che solo il teatro d'autore può ancora comunicare. Nelle vicende della giovane prigioniera, Hubay vuole rappresentare la nostra società, travolta dal consumismo e da una globalizzazione selvaggia che attraverso le televisioni e la moda spazza via le culture ancestrali che hanno permesso l'evoluzione dell'umanità fino ai giorni nostri. Una globalizzazione che con la pretesa di rendere tutti gli uomini uguali, dichiarandosi quindi puramente democratica, in realtà distrugge la libertà imponendo uno schema omologante al quale non ci si può sottrarre se non a carissimo prezzo. 
Un dramma sociale che ci permette di comprendere quanto la cultura sia fondamentale per l'essere umano, quanto i valori e i principi siano il fondamento del vivere collettivo, e quando questi vengono meno, quando tutto si riduce ad una serie di credenze preconfezionate, anche l'uomo diventa macchina. 
Hubay ci fà capire il pericolo intrinseco della monocultura, una forza omologatrice che spazzando via le differenze arresta l'evoluzione del pensiero umano. Attenzione però, in virtù di queste necessarie e fondamentali differenze non si possono giustificare l'oppressione e la segregazione, perchè una società che decide di chiudersi al mondo diventa omologante al suo interno e quindi da vittima diventa anch'essa carnefice.

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