giovedì 13 giugno 2013

Democrazie liquide

Incomincio con questo articolo la collaborazione con il blog "Goal Twins", un sito di informazione sportiva che porterebbe a domandarsi che cosa c'entrino i temi di cui tratto nei miei articoli con lo sport. Ebbene io andrei a ricoprire quelle tematiche che non sono direttamente collegate al mondo sportivo, ma lo influenzano comunque indirettamente. Del resto ogni fine settimana ci rendiamo conto di quanta politica si trovi all'interno dei nostri stadi: dalla speculazione edilizia che ha portato alla costruzione della nuova tribuna su un terreno a rischio idrogeologico, al capo ultras che a cavallo della recinzione della curva fa il saluto romano ai suoi "camerati", al premio letterario organizzato dalla società sportiva per promuovere la letteratura locale.
Ma veniamo ora al tema di questo articolo: la democrazia liquida. In questi ultimi mesi in particolare si è discusso molto sull'assetto che le nostre democrazie dovranno assumere per affrontare con successo la giungla digitale della comunicazione globale. Twitter, Facebook e Myspace sono solo tre dei più famosi social network che la rete ci mette a disposizione, dandoci l'opportunità di conoscere in tempo reale i fatti che stanno sconvolgendo una popolazione a migliaia di chilometri di distanza. Ma quale effetto ha sul nostro sistema democratico questa interconnessione digitale?
Innanzitutto rende sempre più difficoltoso per un amministratore compiere delle azioni, spesso illecite, all'ombra dell'elettorato. In secondo luogo crea un filo conduttore diretto tra governante e governati. Infine permette la nascita di formazioni e di movimenti di opinione puramente virtuali (si guardi la formazione del Movimento 5 Stelle ad esempio). Questi aspetti di per se appaiono positivi: rendono trasparente il palazzo del potere, permettono l'attuazione della tanto teorizzata democrazia diretta e sotto certi aspetti può aumentare la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. L'altro lato della medaglia sono però le conseguenze che a lungo termine questi portano: la possibilità di controllare costantemente gli eletti porta ad una forte mancanza di fiducia nei confronti dei governanti che quindi tenderanno sempre più frequentemente a rincorrere i sentimenti dell'elettorato nel disperato tentativo di non perdere il sostegno del "popolo". Allo stesso modo il filo diretto che viene a crearsi tra eletti ed elettorato, porta i primi ad appiattirsi sui sentimenti dei secondi (anche su quelli più infantili e beceri), togliendo alla politica quel ruolo di avanguardia dal punto di vista dei valori e dei diritti che ci ha permesso di passare dalla società padronale a quella dei diritti. Infine le nuove formazioni che vengono a formarsi dalla Rete tenderanno a diventare autoreferenziali, perdendo il collegamento con la realtà concreta del mondo e costruendone una puramente artificiale.
Insomma la democrazia per rimanere tale deve necessariamente dotarsi dei mezzi più avanzati che la tecnologia gli mette a disposizione, sfruttandoli come grimaldello per risolvere le inefficiente del sistema (come la mancanza di trasparenza decisionale ad esempio) ma questi non possono e non devo togliere importanza alla militanza "tradizionale", fatta nei circoli e nelle associazioni. Un caratteristica quest'ultima fondamentale per una democrazia perchè permette ai cittadini di toccare con mano la comunità in cui vivono e scoprire passo dopo passo come le decisioni più giuste siano sempre frutto della mediazione e dell'accordo tra tutte le parti sociali.


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